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#4 – La città perduta sulla cima del mondo

di Fabio Furlanetto

 

 

New York City

Four Freedoms Plaza

Le porte dell’ascensore si aprono, e mi trovo davanti una mano guantata. Si trova all’estremità di un braccio lungo svariati metri, ma la stringo lo stesso.

-Sarò subito da te, Stephen, mettiti pure comodo – mi saluta l’interfono.

-Apprezzo lo zelo, Reed, ma non c’è davvero fretta.

Seguo il braccio mentre si ritira verso il laboratorio, fino a quando non raggiungo quello che potrebbe essere il luogo meno consono in cui potrebbe trovarsi il Mago Supremo. Un vero e proprio tempio della scienza.

L’uomo che sta disattivando un dispositivo di cui non capisco la funzione è chiamato in molti modi. Reed Richards, Mister Fantastic, l’uomo più intelligente del mondo. Io lo chiamo amico.

-Ecco fatto, il transistatore quantistico è disattivato. Vuoi che richiami i Fantastici Quattro o preferisci convocarli con un incantesimo?

-Mi farebbe piacere incontrarli, Reed, ma non è per loro che sono qui. Ho bisogno del tuo aiuto.

Se c’è una cosa facilissima a questo mondo è stimolare la curiosità di Reed. Appena intuito la presenza di un mistero gli è impossibile non farsi prendere dal brivido della scoperta; mi chiedo se sia stata anche questa somiglianza a renderci amici.

-Dimmi tutto, Stephen.

-Ieri il mio Sanctum Sanctorum è stato attaccato da un uomo che si fa chiamare l’Esiliato. E’ riuscito ad ingannare le difese mistiche della mia casa, ma Rintrah e Wong sono comunque riusciti a ferirlo e a recuperare questo.

Mostro a Reed uno dei miei trofei più strani: una goccia di sangue appoggiata su un vetrino.

-Molto interessante, Stephen, ma la tua magia sicuramente…

-Reed, cerca di capire: posso rintracciare un’anima attraverso diecimila reincarnazioni. Ma nessuno dei miei incantesimi riesce a rivelarmi niente riguardo questa singola goccia.  Ti sei rivolto a me molte volte quando la scienza si rivelava inutile per risolvere un enigma… ed ora devo ammettere di aver trovato un enigma che la magia non può risolvere da sola.

 

Dimensione Oscura

La fornace a forma di fauci di demone illumina la caverna, proiettando sulle pareti le ombre degli uomini incappucciati. Le loro voci sono un coro ripetuto all’infinito, la cui origine si perde nella notte dei tempi:

-Dormammu è l’unica luce, che tutto bruci al suo cospetto. Dormammu è l’unica luce, che tutto bruci al suo cospetto.

L’unica voce discordante è quella di un neonato, le cui grida superano quelle degli uomini incappucciati e che aumentano di volume con l’avvicinarsi della fornace.

Il bambino si agita, la donna che sta per gettarlo nelle fiamme non mostra alcuna esitazione.

-Mio signore, unica luce nell’oscurità, accetta questa misera offerta dalla tua umile serva.

Il bambino lancia un ultimo grido, precipitando verso le fiamme. La donna alza le mani invocando il suo signore.

-Dormammu è l’unica luce, che tutto…bruci?

Una sfera mistica esce dalla fornace, portando in salvo il bambino. La donna si volta verso l’entrata della caverna, prima che le Bande Scarlatte di Cyottorak leghino polsi e caviglie di tutti i presenti.

-SIETE IMPAZZITI!? – urla furiosa Clea, e le Fiamme della Reggenza che la incoronano reagiscono aumentando d’intensità.

-Dormammu è l’unica… - ritorna a recitare la donna.

-So che voi del Culto delle Ceneri siete dei fanatici e che siete troppo testardi per smetterla di adorare mio zio, ma questo è troppo! E guardami quando ti parlo!

Clea afferra l’adoratrice per le spalle, ed il cappuccio che le copre la testa cade. Il volto dell’adoratrice di Dormammu è ora in piena vista…o meglio, i resti carbonizzati di quello che un tempo era un volto. Peggio ancora, gli occhi sono stati strappati dalle orbite.

Clea la lascia andare, raccapricciata. Che cosa sta succedendo alla Dimensione Oscura?

 

Four Freedoms Plaza

Osservo Reed muoversi tra le sue apparecchiature con una certa familiarità: questo era anche il mio mondo, una volta, e non posso negare di provare un po’ di nostalgia di tanto in tanto.

-Sono sorpreso che tu ti sia dovuto rivolgere a me per queste analisi, Stephen. Non rilevo nessun segno di interferenza.

-Interessante. Che cosa hai scoperto?

Uno schermo olografico mostra l’immagine tridimensionale di una molecola di DNA. Reed allunga un braccio per indicare una sezione particolare e spiega:

-Come puoi vedere il solco minore è visibilmente più…

-Reed, ero un neurochirurgo, non un genetista.

-Scusa. Questo sangue non è completamente umano: appartiene ad un ibrido umano-Eterno.

-Ne sei sicuro?

-Non ho mai analizzato un ibrido, ma il DNA Eterno è assolutamente inconfondibile. Ci sono tuttavia segni di invecchiamento, per quanto minimi: l’uomo che ha attaccato la tua casa non è immortale, ma potrebbe avere diverse centinaia di anni. Credo che sia l’unico tratto ereditato dalla sua metà Eterna, però. Gli Eterni sono molto forti e quasi indistruttibili, quindi dubito che Wong sarebbe riuscito a ferirlo se fosse altrimenti.

-Il che non mi aiuta a capire come sia capace di eludere i miei incantesimi, ma almeno adesso ho una pista da seguire. Grazie per l’aiuto, Reed.

-E’ stato un piacere. E mi raccomando, se avessi bisogno dei Fantastici Quattro non esitare a contattarci.

Stringo la mano di Mr. Fantastic e mi preparo a tornare al Sanctum Sanctorum…ma esito.

-C’è qualche problema?

-Ti devo delle scuse, Reed. Tutte le volte in cui ti sei dovuto rivolgere a me…devo ammettere di aver sviluppato un minimo di complesso di superiorità nei confronti della scienza in circostanze simili. Ora che mi sono trovato dall’altra parte del problema, riconosco di essere stato infantile.

-Le scuse non sono necessarie, Stephen. Mia moglie coglierebbe l’occasione per farmi notare che anche io so essere uno sbruffone quando mi ci metto.

Se mai avessi bisogno di ricordarmi del perché Reed Richards è un amico, credo che questa conversazione mi tornerà utile.

 

Sanctum Sanctorum

La Cappa di Levitazione si solleva dalle mie spalle, volando verso l’appendiabiti. La prima cosa che noto è che Clea non è in casa; mi sarei accorto all’istante della sua presenza. Può sembrare una sciocchezza romantica, ma ha meno a che fare con il suo profumo e più con le immense energie mistiche della Regina della Dimensione Oscura. La voce femminile proveniente dalla cucina ha però tutt’altra origine.

-Credo dovremmo andare, Wong; è inutile aspettare qui il ritorno di Stephen, dopotutto abito dall’altra parte della strada.

-Sciocchezze, Sara, è da molto tempo che non ci vediamo ed abbiamo molto di cui parlare.

-Una conversazione a cui mi piacerebbe molto unirmi – intervengo.

La donna di origini Cheyenne che si alza da tavola per abbracciarmi è Sara Wolfe, una buona amica ed ex dipendente. La sua presenza qui non è del tutto inaspettata, ma non è lei a sorprendermi.

E’ l’adolescente che sta sorseggiando un the nella mia cucina, dondolandosi sulla sedia.

-Hey, Doc. Bei baffi.

-Stephen, questa è… - inizia a spiegare Sara, ma la interrompo subito chiarendo:

-Layla Miller. Sara, forse è meglio che ci lasci soli. Anche tu, Wong, per favore.

-Perché non sono sorpresa che voi due vi conosciate?

-Vieni con me, Sara, sono certo che il maestro Rintrah sarà felice di rivederti – interviene Wong, che ha capito subito il tono del mio suggerimento.

Una volta rimasti soli, mi avvicino a Layla per studiare meglio la situazione. L’ultima volta in cui l’ho vista dimostrava tredici anni, mentre ora ne dimostra tra i sedici e i diciassette ed ha una grossa M tatuata su un occhio.

-Lavori ancora per il Dottor Destino?

-Nah, il vecchio Vic è un po’ permaloso. Se l’è presa con me per avergli impedito di conquistare la Terra. [1] Non ti ho visto in giro durante tutta quella faccenda del portale, Doc; posso chiederti come fai a conoscermi?

-Sono il Mago Supremo, Layla. So anche più cose di te.  Che cosa ci fai qui?

-Speravo me lo dicessi tu, Doc. Il mio potere è sapere molte cose…per esempio che non avrei mai trovato casa tua se mi fossi messa a cercarla da sola. E’ una cosa che mi capita spesso, sai: non so dove sono diretta o perché sto facendo una cosa, ma finisco sempre dove dovrei essere e a fare quello che dovrei fare.

-Ed il tuo istinto ti dice che ora il tuo posto è qui?

-Oppure volevo solo scroccare una tazza di the e un letto su cui dormire. Ora, vuoi che ti aiuti a salvare il mondo o vuoi sbattere una ragazzina innocente in mezzo ad una strada?

Come dicevo, non riesco a resistere ad un mistero.

 

Base dei Vendicatori

Sembra che oggi io sia destinato a chiedere l’aiuto dei miei alleati. Non è una cosa che mi piaccia molto fare, forse per colpa del mio orgoglio.

-Lascia che sia io a parlare – avverto Layla, che per un momento sembra quasi darmi ascolto e mi lascia suonare alla porta.

Sarebbe semplice lasciarsi ingannare e crederla una semplice adolescente, ma so che è qualcosa di più…anche se nessuno di noi due lo ha veramente capito.

Quello che so di per certo è che Layla è un’anomalia…non dovrebbe esistere in questa realtà e non dovrebbe sapere quello che sa.

Solo uno stolto getterebbe al vento un segnale così chiaro lanciato dal destino. Sarà orgoglio, ma io mi considero tutt’altro che uno stolto.

Una bellissima donna dai capelli neri e dal rivelatorio costume verde apre la porta.

-Dottor Strange! A cosa dobbiamo la visita? – mi chiede Sersi.

-Girl Scouts. Vendiamo biscotti – risponde Layla.

D’accordo, lo ammetto: non sarò uno stolto, ma portare con me Layla Miller potrebbe non essere stata la decisione più saggia della mia carriera.

 

Sanctum Sanctorum

Sara Wolfe e Rintrah sono di fronte ad una dei molti misteri collegati all’attacco dell’Esiliato: una porta blindata.

-E’ una porta bella grossa – sottolinea Sara, più che altro per rompere il silenzio.

-Il maestro non sa da dove provenga e mi ha chiesto di indagare. Dato che vi è stato impresso il sigillo dell’Antico, il venerabile maestro del Dottor Strange, ho studiato i suoi manoscritti per trovare qualche indizio sulla sua…

-E’ un rifugio antiatomico.

Nonostante il volto di Rintrah sia tutt’altro che umano, la sua perplessità è chiarissima.

-Conosci l’origine di questa porta?

-Non proprio di questa porta, ma da piccola ne ho vista una in New Mexico. Questo è senz’altro l’ingresso di un rifugio antiatomico, anni cinquanta o sessanta.

-Ah, sì. Credo di averne visto uno in un episodio di “Ai confini della realtà” – annuisce Rintrah.

Adesso è il turno di Sara per essere perplessa.

-Che c’è? Ho la serie completa su DVD – chiarisce l’alieno.

-Peccato che non abbia alcun senso: cosa se ne faceva l’Antico di un rifugio antiatomico? Perché la scritta “Non aprire prima o dopo la fine del mondo”?

-L’Esiliato non è riuscito ad aprirla. Scoprire perché l’Antico l’ha portata qui potrebbe essere la chiave per sconfiggerlo.

-Ma l’Antico non abitava qui, giusto? E dubito che abbia tenuto la ricevuta.

I due osservano la porta ancora per qualche secondo. Poi gli occhi di Rintrah si illuminano.

-Ma forse chi gli ha venduto il rifugio l’ha fatto! – realizza l’alieno.

 

Base dei Vendicatori

Sersi mi accompagna nel salone della villa, dove sono già stato varie volte e dove ho incontrato negli anni eroi straordinari. La mia attenzione è più che altro concentrata sull’evitare che Layla tocchi qualcosa.

-Temo che nessuno degli altri Vendicatori sia nella base al momento, dottore. Devo inviare un messaggio di emergenza?

-Perché sono sempre tutti convinti che faccia visita solo per portare brutte notizie? A dire il vero, Sersi, è te che stavo cercando.

-Una visita di cortesia, allora? C’è una prima volta per tutto. Posso chiederle chi è la ragazza? Ha un volto…familiare.

-Layla Miller. Tu sei la Circe del mito, vero? Non dovresti avere tipo tremila anni?

-Tu non dovresti essere a scuola?

-Layla, ti ho chiesto di lasciar parlare me.

-Scusa, Doc.

-Sersi, ho bisogno di alcune informazioni sugli Eterni. Ci conosciamo a malapena, ma speravo che tu potessi aiutarmi.

-Che cosa vuole sapere?

-So che gli Eterni sono una razza parallela a quella umana, creata un milione di anni fa dagli dei dello spazio chiamati Celestiali. So che siete immortali, quasi indistruttibili e con poteri mentali così incredibili da essere stati scambiati per dei durante il corso della storia.

-Aspetta, quindi non sei la Circe del mito?

Non appena finito di porre la domanda, al posto dell’adolescente c’è un maialino con una M nera tatuata su un occhio. La trasmutazione è stata molto veloce; capisco come sia facile scambiarla per magia. Sciocco le dita per far ritornare Layla alla sua forma umana, sperando che l’esperienza la possa zittire per qualche minuto.

-Sembra che lei sappia già parecchie cose, dottore. In cosa posso aiutarla?

-Sto cercando informazioni sulla presenza di Eterni in Tibet. Probabilmente adepti nelle arti mistiche.

Sersi sembra sorpresa. Prima di rispondere si allontana, riflettendo, fermandosi di fronte ad una fotografia della prima formazione dei Vendicatori. Quando torna a parlare c’è una vena di tristezza nella sua voce.

-Xhanla, la città perduta sulla cima del mondo. Mia madre me ne raccontò la leggenda quando ero ancora una bambina. Fondata venticinquemila anni fa da un gruppo di Eterni che si era dichiarato neutrale durante la guerra civile tra Kronos ed Uranos.

-E non avete più avuto contatti con loro?

-Gli Eterni di Xhanla non hanno abbracciato la tecnologia come il resto del mio popolo, Dottor Strange. Alcuni degli Eterni più giovani dubitano persino della loro esistenza, ormai. Altri credono che abbia ispirato la leggenda di Shamballa.

-Sono stato a Shamballa, Sersi, quindi lo escludo. Conosco ventisei città mistiche nascoste tra le valli del Tibet: non penso sarà poi così tanto difficile trovare la ventisettesima.

 

Un incantesimo di teletrasporto dopo, posso rivedere le montagne del Tibet e provare un po’ di nostalgia. Il monastero dell’Antico dove la mia vita è veramente cominciata non è molto lontano da qui.

Devo evocare la Brezza di Balthazor per non congelare, ma Sersi indossa ancora il suo costume che la copre poco più di un costume da bagno quando si avvicina per chiedermi:

-Da dove dovremmo cominciare le ricerche, dottore? Generazioni di Eterni non hanno mai scoperto niente.

-P-perché n-nessuno di voi ha mai d-dovuto… - inizia a balbettare Layla, tremando per il freddo.

Prima che io possa estendere il mio incantesimo a lei o che Sersi possa tramutare i suoi vestiti in qualcosa di più caldo, Layla si lascia scappare uno starnuto.

E’ quanto basta per far sì che la neve che ricopre un’anonima parete rocciosa crolli, rivelando una porta d’oro massiccio.

-…improvvisare.

-Incredibile – resta a bocca aperta Sersi, avvicinandosi alla porta.

-Facile da trovare quando ci si sta per prendere una polmnff – inizia a rispondere Layla, zittita dalla sciarpa che Sersi ha materializzato attorno alla sua testa assieme ad una giacca ben imbottita.

La magia all’opera è abbastanza blanda, in realtà: puoi trovare la porta solo se non la stai cercando. Il modo con cui Layla ha evitato il problema è stato interessante: non ha tutti i torti quando dice di sapere molte cose.

Sersi non è rimasta impressionata da questo, però, ma dalle iscrizioni sulla porta dorata. Non riconosco l’alfabeto, anche se ricorda vagamente quello greco.

-Questa è la lingua dell’epoca di Kronos; nessuno la parla più da decine di millenni. Dev’essere l’ingresso della città perduta di Xhanla.

-Sai che cosa significa la scritta?

-“Non aprire prima o dopo la fine del mondo”.

Anche se è poco da Mago Supremo, tutto quello che posso pensare in seguito a questa rivelazione è “bingo”.

 

Dall’altra parte della porta dorata in cima al mondo si apre un’ampia valle che non dovrebbe esistere.

Lasciato alle spalle il gelo e l’aria rarefatta, la Valle di Xhanla è un vero e proprio paradiso: sole, clima mite su prati verdi, acqua fresca che scorre lungo un fiume.

A gettare un’ombra su questo paesaggio idilliaco sono le rovine di un grande tempio. Le mura esterne e la grande scalinata all’ingresso si possono ancora intravedere tra i fili d’erba, ma tutto il resto è stato eroso dal passaggio del tempo.

-Sembra che ci siamo persi la città perduta, Doc.

-Siamo ancora in Tibet? – chiede Sersi, fluttuando verso l’alto per osservare meglio il panorama.

-In un certo senso. Le basi su cui poggia questo regno sono abbastanza solide: gli Eterni di Xhanla conoscevano bene la magia, non c’è che dire. Non avverto nessun tipo di trauma mistico; credo che abbiano semplicemente abbandonato la città.

-Forse il vicinato si stava facendo troppo affollato – ipotizza Layla.

-Questa è una scoperta incredibile per il mio popolo, dottore. Peccato che non sia rimasto qualcosa di più…l’archeologia è qualcosa di sconosciuto agli Eterni, se solo avessero lasciato altre tracce avremmo potuto scoprire di più.

-E qualsiasi indizio sull’Esiliato è a chissà quanti secoli di distanza.

Il commento di Layla mi fa pensare. Indietro di quanti secoli, esattamente? Evoco l’onniveggente Occhio di Agamotto, che esce dal mio più prezioso talismano per posizionarsi sulla mia fronte.

Nulla può nascondersi alla sua luce, tranne a quanto sembra l’Esiliato. Ma non sono le sue tracce ad interessarmi, quando dove siano andati gli Eterni perduti. Tutto quello che l’Occhio può rivelarmi è una data: l’ultima volta in cui la soglia di Xhanla è stata varcata.

-Sersi. Layla. Forse c’è ancora tempo per una replica.

 

Ogni tanto sorrido nel pensare a quanto chi non è avvezzo alle arti magiche possa considerare semplice un rituale. Mi vedono fluttuare a mezz’aria nella posizione del loto, incrociare le mani sul petto sollevando pollice, indice e mignolo, e si chiedono come possa bastare per manipolare la realtà.

In realtà non solo questo è uno degli incantesimi più complessi ed impegnativi che io conosca, ma non l’ho mai tentato prima d’ora. E se sbagliassi a formulare anche solo uno dei mantra che sto recitando mentalmente…forse è meglio che neanche io ci pensi troppo, dopotutto.

La leggera brezza si ferma, ed il vento inizia a scorrere nella direzione contraria. Il Sole torna indietro sul proprio cammino, sempre più rapidamente fino a quando non è che una scia luminosa continua da occidente ad oriente.

-Di quanto stiamo tornando indietro nel tempo, Doc? – chiede Layla. Perché non sono sorpreso che abbia capito cosa sto facendo?

-E’ difficile dirlo, ne sarò certo quando arriveremo all’ultima volta in cui qualcuno ha messo piede a Xhanla. Ora siamo a circa trecento anni nel passato.

-Odio il viaggio nel tempo. Dovremo preoccuparci di non alterare la storia? – chiede Sersi.

-No, questo incantesimo ci riporterà al presente un istante prima che una nostra azione modifichi il futuro. Ci siamo.

Di fronte a noi sorge ora uno dei più gloriosi templi che siano mai stati costruiti. Moltiplicate il Partenone per la Piramide di Cheope ed inizierete ad avere un’idea di cosa siano stati capaci di costruire millenni fa gli Eterni di Xhanla.

Ed attorno al templio, intenti in una profonda meditazione, decine e decine di uomini e donne sono sospesi a mezz’aria. Ognuno indossa una semplice ed umile tonaca bianca e sono tutti calvi.

-Sembra una convention di sosia di Ghandi. Mi aspettavo qualcosa di più sorprendente – si lamenta Layla.

 

La porta che conduce al resto del mondo si apre per l’ultima volta. Di fronte a noi appare all’improvviso un uomo nel fiore degli anni, con un amuleto dorato a forma d’occhio affrancato ad un mantello rosso e giallo.

Altrimenti detto l’Occhio di Agamotto e la Cappa di Levitazione.

-Non è saggio imitare i più sacri manufatti di proprietà del Mago Supremo, giovane mago – mi schernisce il visitatore.

E’ una voce che non sento da moltissimo tempo. Il corpo è quasi irriconoscibile, non ancora segnato da secoli di vecchiaia, ma non posso certo sbagliarmi.

-Non intendo certo mancarle di rispetto, maestro – rispondo chinando leggermente il capo.

-Dottor Strange, conosce quest’uomo? – mi domanda Sersi.

Il giovane Mago Supremo sorride.

-Potete chiamarmi…l’Antico.

 

CONTINUA !

 

 

 

 

Note

 

[1] Durante il crossover per il decennale di Marvel IT, ovvero Crossover #1-5